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Sono migliaia le pagine letterarie, ove si narrano storie di guerra calamità epidemie e catastrofi, e ove ricorrono con crudo realismo scene di distruzione e di morte. Questi bagliori di apocalisse danno risalto alla portata sovrumana dell'avvenimento e illustrano un dolore la cui enormità non può concernere solo il singolo ma deve chiamare in causa le moltitudini. Son pochi invece i testi dove, pur parlando di flagelli, si rende conto del dolore intimo e quasi sempre silenzioso del quale è un individuo isolato a fare l'esperienza. Tuttavia questo è l'unico dolore di cui uno scrittore abbia piena cognizione: l'unico da cui si possano ricavare parole sincere e comunicazione autentica.